Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E’ di ieri la notizia dei panificatori campani che regalano in piazza il pane alla cittadinanza per protestare contro i panificatori abusivi che lavorano all’ombra della camorra e fanno concorrenza sleale. Il servizio, nei TG, viene lanciato nei titoli con “Il pane cotto illegalmente anche con il legno delle bare”.
(foto presa da cofanifunebri.it: ho aggiunto solo la pagnotta.....)
Sempre straordinario come i media utilizzino porzioni di leggende per fare il titolo sensazionale. E poi diciamolo: il legno di bara, è ottimo per il pane. E' naturale, non contiene OGM, è organico. Figuriamoci se lo usa la camorra per cuocere il pane. Al massimo userà l'amianto di qualche discarica abusiva o dei copertoni d'auto. O forni elettrici alimentati con la corrente allacciata abusivamente a qualche utenza pubblica (ospedali, palazzi comunali e simili....). Piuttosto, del servizio dei TG che riportava la notizia, mi ha infastidito profondamente la sensazione che in realtà non fossero "onesti" lavoratori a lamentarsi di concorrenti sleali e disonesti: era l'ennesima difesa di una corporazione chiusa che non vuole cedere i propri benefici; sono gli stessi bottegai che si lamentano dei "vu cumprà" perchè "rovinano il mercato con i loro prodotti di scarsa qualità" e “non pagano le tasse” (salvo poi affittare agli stessi “vu cumprà” un posto letto in nero a 900 euro al mese, in 10 dentro a un appartamento). Poi si diceva anche che i panificatori abusivi lucrano con il lavoro nero: vorrei proprio vedere i contratti dei lavoranti dei panificatori ufficiali. Italia, paese di bottegai e corporazioni: che schifo.
Di Pietro (del 28/11/2007 @ 17:18:48, in Musica, linkato 1433 volte)
Ecco un esempio di miracolo artistico. Quel "quid" che scatta all'improvviso, quell'alchimia che porta a risultati straordinari. Tre album PERFETTI a distanza di un anno uno dall'altro:
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Marzo 1983: Script for a Jester's Tear |
Marzo 1984: Fugazi
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Giugno 1985: Misplaced Childhood
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Poi, più nulla. I Marillion sono venuti parecchi anni dopo i Genesis, molti dicono che ne siano degli emuli manieristi, ma hanno fatto questi tre album uno dietro l'altro. I Genesis no.
Cocciano (Frascati)
Grazie al Trinacria e all'amico Fabio per la segnalazione.
p.s. E se la paletta non è ecologica, ma una paletta qualunque ? Scatta la multa ?
Il palmare in oggetto (Windows Mobile 5.0 con ricevitore GPS) ha una utile funzione non documentata (almeno non ce n’è traccia nel manuale di istruzioni).
Utilizzando la fotocamera integrata è possibile scattare delle fotografie con incorporate le informazioni di latitudine e longitudine che permettono di sapere esattamente dove sono state scattate.
Cambiando modalità di scatto si attiva, ad un certo punto, una schermata che avvisa:
Inizializzazione GPS….
Una volta scomparsa la schermata si possono scattare delle foto con le modalità consuete.
Tali immagini, però, non saranno salvate nella usuale cartella Immagini ma in un’altra che si chiama My POI:
Per visualizzare le informazioni GPS (latitudine e longitudine) memorizzate nei files, è necessario installare sul proprio PC un sw aggiuntivo.
Ho provato Opanda IExif che permette, oltre alla lettura delle info, anche di aprire Google Maps per visualizzare la località dove è stata scattata la foto.
Basta fare click col tasto destro sul file immagine e scegliere “Locate spot on map….. “ perchè si apra Google Maps evidenziando il punto esatto in cui è stata scattata la fotografia.
Opanda IExif è freeware e si può scaricare qui: http://www.opanda.net/
Di Pietro (del 20/12/2007 @ 14:43:04, in Cinema, linkato 1175 volte)
Vuole la leggenda che le due gemelline pensate da Kubrick come figlie del signor Grady in Shining siano ispirate da questa foto della fotografa americana Diane Arbus:
Altri dettagli qui.
Il 2007 si sta chiudendo, è natale e siamo tutti più buoni. Quale occasione migliore per toccare il cuore della gente con un'astuta e falsa campagna pubblicitaria ? Sugli autobus e nelle altre affissioni di Roma è apparsa questa ignobile serie di immagini:
Il messaggio è chiaro: "Se compri le scarpe taroccate le ha fatte un bambino maltrattato nel terzo mondo: compra quelle di marca !" Ma che bel messaggio ! Carico di etica e di responsabilità sociale ! Forse, però, sarebbe stato più corretto così: "Se compri le scarpe fabbricate nel terzo mondo su commissione di un ricco stilista che ci guadagna un fottio, le ha fatte lo stesso bambino che fa quelle taroccate, nella stessa fabbrica, esposto agli stessi inquinanti tossici. Non fare impoverire lo stilista che è grande propio per il markup che mette su queste scarpe."
Allora chiediamo al "grande stilista" di scrivere sui suoi prodotti "Realizzato senza sfruttamento del lavoro". Hmmm... non credo lo potrà mai fare...
p.s. complimenti al Comune di Roma che sponsorizza l'iniziativa.
"...
Non ho sonno. Come lui.
Se non si uccide di canne la sera non è contento. Forse l'unico modo di dormire, oramai.
Arriva non si sa come fino al portone cercando di aprire con la chiave sbagliata, di solito la porta sbatte rumorosamente svegliando i genitori, non si lava i denti, si spoglia come un sonnambulo, quando si spoglia, quando non sviene direttamente subito dopo essersi buttato sul letto.
E' un buon metodo, soprattutto per chi non ama leggere di sera.
Il cielo è sereno, luminosa briciola lunare alla finestra; osserva il panorama condominiale, le macchine diligentemente parcheggiate negli appositi spazi, l'altalena e lo scivolo in mezzo al giardino, la collina con gli alberi incredibilmente intatti, subito dopo le rotaie del treno, e si sente un po' meno responsabile, un po' meno figlio di mignotta: in lui alberga ancora la contraddizione e il dubbio (stare con lei senza più sentirla come una costante, come abitudine, come rifugio, scopata, peso della testa di lei sulla sua spalla).Ora probabilmente lei sta dormendo, da sola, con l'influenza.
Dicono che il calendario sia stato introdotto dagli antichi romani. Far cominciare l'anno a Gennaio è una scelta che si conforma perfettamente con la geografia fisiologica di Roma. Un mese vuoto in una città che deve dimenticare, mettendolo all'inizio può passare più facilmente. Rievoca il freddo bagnato della nascita, un certo senso di sbandamento, forse dovuto ad amnesia: meglio non farsi trovare a Roma dalla propria coscienza, a Gennaio. "
A. Iacomini - "Estraneo"
"Non barattare mai i tuoi sogni per la realtà. Mai."
Di Pietro (del 08/01/2008 @ 14:27:44, in Scienza, linkato 1651 volte)
Questo signore è António Caetano de Abreu Freire Egas Moniz (nato nel 1874 e morto nel 1955). Nel 1949 gli fu assegnato il Nobel per aver inventato la lobotomia.
Una sua biografia stringata si trova al solito su Wiki: Antonio Egas Moniz.
Per quanto riguarda l'inutile e distruttiva pratica della lobotomia, è curioso che una delle migliaia di persona che la subì in passato fu Rosemary Kennedy, sorella di Bob Kennedy:
"Rosemary era una ragazza molto vivace, con un lieve ritardo mentale che le causava qualche difficoltà a scuola. La sua condotta sessuale, giudicata un po’ troppo libera e disinvolta per quei tempi, preoccupava il padre, Joseph Kennedy, il quale temeva ripercussioni negative per la carriera politica che intendeva far intraprendere ai figli maschi. Per questo motivo, nel 1941, all’insaputa della moglie, egli decise, di far sottoporre la ragazza a lobotomia. L’operazione riuscì perfettamente, nel senso che Rosemary, da quel giorno, perse ogni capacità di agire in maniera autonoma (e di dare preoccupazioni al padre). Venne rinchiusa in un istituto per disabili mentali, dove rimase praticamente fino alla morte, avvenuta all’età di 86 anni." (da Ildiogene.it).
Di Pietro (del 09/01/2008 @ 15:39:13, in Racconti, linkato 1771 volte)
Tra la veglia e il sonno Pietromassimo Pasqui (2008)
Ora era in una stanza da cui aveva tolto ogni mobile. Ogni oggetto. La stanza era completamente vuota e c’era solo lui, l’uomo, seduto sul parquet, completamente nudo, con in mano un barattolo di vetro. E nel barattolo di vetro, un piccolo scarafaggio. Una sorta di blatta, nera, di un paio di centimetri di lunghezza. Zampettava contro il vetro. Cercava una via d’uscita attraverso quel misterioso materiale, assente in natura, che, completamente trasparente, sembrava non esserci e invece costituiva una barriera insormontabile. E l’insetto zampettava senza sosta, come avrebbe fatto qualunque altro insetto come lui. Ma era la sola cosa, assieme alle sembianze, che faceva di questa bestiola un insetto comune. Perché comune non lo era davvero. L’uomo lo sapeva. L’aveva scoperto pian piano. Avrebbe potuto essere un insetto comune, come tutti quelli che lo avevano preceduto negli ultimi giorni. Anche quelli, come lui, sembravano insetti comuni. Ma non lo erano e non lo sarebbe stato, quindi, neanche lui. O almeno, di questo era convinto l’uomo, che ora, con gli occhi rossi per il sonno, stava attendendo che accadesse di nuovo.
La prima volta che era accaduto era sera tardi. L’uomo si era coricato stanco, come ogni sera e stava per addormentarsi. Si trovava in quella fase indefinita in cui la coscienza si spegne pian piano e la realtà si ritrae per rinnovare il banale miracolo quotidiano del sogno. Aveva sentito, impercettibile, un formicolio, proprio all’altezza dell'elastico degli slip. Ma non era un formicolio, a pensarci bene. Era troppo regolare. Così regolare che sembrava arrivasse dalla parte del sogno e non della realtà. Ma, dalla parte della realtà, l’uomo allungò la mano per grattarsi. E lo sentì. Duro, piccolo, che zampettava. Si alzò di colpo e saltò giù dal letto. Accese la luce e vide, sul lenzuolo, il piccolo scarafaggio nero. Chissà come, quella bestiola era entrata in casa ed era finita sotto alle lenzuola. La prese con un fazzoletto di carta e la gettò nel water, tirando la catena. Controllò attentamente il letto, per vedere che non ci fosse nient’altro, e si rimise a dormire.
Si trovava in quella fase indefinita in cui la coscienza si spegne pian piano e la realtà si ritrae per rinnovare il banale miracolo quotidiano del sogno. Aveva sentito, impercettibile, un formicolio, proprio all’altezza dell'elastico degli slip. Ma non era un formicolio, a pensarci bene. Era troppo regolare. Così regolare che sembrava arrivasse dalla parte del sogno e non della realtà. Ma, dalla parte della realtà, l’uomo allungò la mano per grattarsi. E lo sentì. Duro, piccolo, che zampettava.
Un sentimento di paura misto a rabbia lo inondò in un istante, mentre spazzava via ogni residuo di sonno per riacquistare completamente i sensi.
Scese dal letto, riaccese la luce e lo scarafaggio era lì, nel letto, esattamente come prima.
Ma doveva essere un altro: i bastardi erano in due evidentemente. Prese altra carta e lo mandò a fare compagnia al suo simile giù per il water.
Stavolta, però, l’ispezione del letto e dell’intera camera fu molto più scrupolosa: nulla tra le coperte, tra le lenzuola, sotto al materasso, sotto al letto; niente di niente. Per maggiore sicurezza disfece il letto e sgrullò lenzuola e coperte fuori dalla terrazza. Nessun essere vivente più grande di un centimetro era nella stanza, a parte lui.
Quindi non furono più paura o rabbia a pervaderlo quando, tra la veglia e il sonno, riapparve l’ormai familiare formicolio, proprio dove c’è l’elastico dello slip: ora fu panico.
Urlando accese la luce e ovviamente rivide lo stesso animaletto, nello stesso punto del letto. Lo prese con la carta come gli altri ma prima di gettarlo nel water lo mise in terra e lo schiacciò furiosamente con una scarpa. Ciò che gettò nel wc era un pezzo di carta marroncino intriso di umori che erano vita fino a pochi istanti prima.
Passò la notte sveglio, ispezionando tutta la camera. Doveva esserci un nido da qualche parte, anche se non riuscì a trovarlo.
La mattina dopo, insonne, per prima cosa attese che aprisse il negozio sotto casa per comprare una serie di bombolette di insetticida con cui fece diventare la camera da letto una sorta di camera a gas. Li avrebbe sterminati quei piccoli bastardi.
Come era ovvio, e come temeva, invece, la sera dopo riaccadde di nuovo. Ancora una volta, appena stava per addormentarsi, riapparve il formicolio, nello stesso punto. E un altro piccolo scarafaggio nero si affacciò nel suo mondo.
Ormai erano due giorni e una notte che non dormiva.
Liberò da ogni oggetto la stanzetta che usava come studiolo. Tolse tutto ammucchiando gli oggetti in corridoio.
Si spogliò completamente e si sedette per terra nella stanza vuota, portando con sè un barattolo di vetro. Li avrebbe messi tutti li dentro se fossero riapparsi. Aveva bisogno di vederli, di essere sicuro che fossero veri.
A fatica iniziò a discendere verso il sonno e immancabile riapparve il prurito: spalancò gli occhi e lì, accanto a lui, c’era il suo piccolo incubo nero e zampettante. Lo prese con le mani tremanti e lo mise nel barattolo, di cui chiuse accuratamente il coperchio a vite.
Passarono alcune ore prima che si riavvicinasse al sonno, nonostante la stanchezza. E quando il nuovo scarafaggio apparve strappandolo al sonno, fu chiaro che stava impazzendo: il barattolo, perfettamente chiuso, era vuoto.
E la bestiola gli zampettava accanto.
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