Immagine  
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Pala e piccone

dal film I soliti ignoti
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Pietro (del 14/09/2009 @ 12:07:25, in Politica, linkato 2390 volte)

Vicino ad Orgosolo, in Sardegna, c'è un piccolo paese abbandonato.

A prima vista sembra una ex comunità religiosa, vista l'imponenza della chiesa che fa parte dell'abitato.

Ma un murales all'ingresso, fa capire che si tratta di qualcos'altro:

Pratobello

Il borgo fantasma è Pratobello. Si tratta di una storia del 1969.

In quell'anno lo stato italiano decise di impiantare in quella località un poligono militare, e venne costruito questo borgo che avrebbe dovuto ospitare i militari di stanza al poligono e le loro famiglie.

Ma lo stato italiano non aveva fatto i conti con gli abitanti del luogo, pastori e agricoltori, che proprio dalle terre che avrebbe occupato il poligono, traevano il loro sostentamento.

Nacque una protesta popolare e pacifica che portò all'occupazione dei campi, mettendo in scacco le forze dell'ordine chiamate a sgomberare l'area.

Dopo alcuni mesi il popolo vinse, e l'area venne abbandonata dall'esercito.

Il piccolo borgo di Pratobello è ancora li, disabitato e in rovina, a memoria di una vittoria del popolo sugli abusi del potere.

Su tutto troneggia la chiesa, ormai in rovina anch'essa, grande a dismisura: serviva a ricordare a chi avrebbe dovuto provare armi che uccidono esseri umani, che dio è dalla parte di chi spara meglio.

Ecco le foto del borgo fantasma.

 


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Di Pietro (del 10/09/2009 @ 17:29:42, in Comunicazione, linkato 1491 volte)
Un residence in Sardegna, a Porto Rotondo, espone sul cancello d'ingresso questo interessante avviso:

Cancello magico

Sono tentato di attendere la prima persona che lo attraversi dopo che abbia terminato di chiudersi...

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Di Pietro (del 07/09/2009 @ 22:07:06, in Marketing, linkato 1110 volte)
Marca di fichi in vendita in un supermercato di Olbia (SS)

Lady Fig

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Di Pietro (del 04/09/2009 @ 12:54:08, in Pensieri sciolti, linkato 901 volte)
Sette anni fa ho comprato da un concessionario una vettura usata.
O meglio, credevo di averlo fatto perché il concessionario si è rivelato un truffatore e solo oggi ho scoperto che si intascò i soldi del passaggio di proprietà senza averlo mai effettuato.
Quindi ho guidato per sette anni una macchina non mia.
La situazione l’ho scoperta andando all’ACI.
Con un gentile impiegato stavamo cercando di capire la situazione, e quando è risultato evidente che al PRA la macchina era ancora intestata al precedente proprietario, l’impiegato mi ha guardato un po' stupito e mi ha chiesto:
“Ma lei non si è accorto che non le arrivavano le multe ?”
Gli ho risposto: “Ho anche un’altra macchina dagli stessi anni, e anche per quella, regolarmente intestata, non mi arrivano le multe. Io non le prendo le multe, perché cerco di rispettare le leggi.”
In Italia il rispetto delle regole genera sempre stupore.

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Di Pietro (del 25/08/2009 @ 09:35:57, in Fotografia, linkato 2814 volte)

Ho visitato un'altra fabbrica in abbandono. Si tratta dell'ex zuccherificio Saza di Avezzano in provincia dell'Aquila.

Ex zuccherificio Saza di Avezzano (AQ)

[...]Lo stabilimento fu realizzato all’inizio del 1900, da una società italo-tedesca che lo mise in funzione nel 1910 con una potenzialità di lavorazione di circa 5/6 quintali di bietole al giorno e con un’occupazione di alcune centinaia di lavoratori. In seguito, nell’anno 1927 l’opificio fu rilevato dalla “Zuccherificio di Avezzano S.p.A” che con opere di ampliamento e ammodernamento lo portò alla capacità di lavorazione di 10/12 mila quintali di bietole al giorno.Nel 1945 dopo la fine del conflitto mondiale e con lavori di ripristino lo zuccherificio riprese l’attività produttiva: Durante il periodo tra il 1954 e il 1963 con successivi interventi di modernizzazione lo stabilimento raggiunge una capacità di lavorazione di circa 42 mila quintali di materia prima giornaliera. La fabbrica purtroppo cessò la sua attività nel 1987. Attualmente il complesso versa in stato di totale abbandono. Esso costituisce in ogni modo un interessantissimo reperto di archeologia industriale assolutamente meritevole di attenzione e di recupero per l’indubbio valore storico della tipologia manifattureria che rappresenta. [...]
(tratto da http://www.consorzioindustrialeaz.it/index.php?id_sezione=15)

Ho avuto modo di fare parecchie fotografie che potete trovare qui.

 


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Di Pietro (del 10/08/2009 @ 10:02:41, in Natura e Ambiente, linkato 1149 volte)


Ci dicono che l'Italia deve tornare al nucleare.

Che oggi il nucleare è sicuro, niente a che vedere con quello di una volta.

A parte che la certezza di incidente zero non esiste (non può esistere), abbiamo pensato che le centrali saranno costruite in Italia ? Non in Francia o in Germania: in Italia.

Dove l'edilizia pubblica è preda di speculazioni della criminalità organizzata, dove l'ospedale di Agrigento è stato costruito come un castello di sabbia.

Io non mi fiderei di far costruire una centrale atomica al sistema Italia.

Anche perchè il nucleare è democratico: se crolla l'ospedale di Agrigento muoiono i poveri cristi che ci stanno dentro e basta.

Ma se crolla un reattore atomico fatto di sabbia, le radiazioni arrivano dovunque.

Anche a Porto Rotondo e ad Arcore.

 


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Di Pietro (del 05/08/2009 @ 14:47:20, in Pensieri sciolti, linkato 999 volte)

In un post di qualche giorno fà, notavo come fosse bizzarra la linea editoriale dell'Unità a proposito del decreto sicurezza.

In particolare trovavo strano che il quotidiano "di sinistra", voce del PD, desse più risalto all'opinione del Vaticano rispetto a quelle dello stesso PD e dell'ONU.

Poi ieri mi arriva la rivista periodica di Emergency, che si occupa in copertina proprio del decreto sicurezza e del problema dei "respingimenti" dei migranti.

Mi pare che qui le cose siano molto differenti, per fortuna:

L'ordine è Comunità Europea, ONU e solo alla fine la CEI.

Ma in fondo quello di Emergency è un giornalino, mica una blasonata testata nazionale di partito che può contare su fior di giornalisti "professionisti"....

 


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Di Pietro (del 04/08/2009 @ 13:44:56, in Soprannaturale, linkato 1276 volte)

La Chiesa Cattolica ha alzato un polverone contro l’adozione della RU486 in Italia.

Mi pare che ci sia molta confusione nelle argomentazioni della Santa Sede.

In Italia esiste una legge che consente l’aborto, e contro questa legge la Chiesa si è sempre pronunciata con decisione, cercando di imporre dogmi di fede allo stato laico.

Cosa cambia con la RU486 ?

Assolutamente nulla.

Se per la Chiesa l’aborto è un omicidio, che differenza passa tra un mezzo per compierlo o un altro, ai fini dottrinali ?
In altre parole: è più grave uccidere un uomo sparandogli con una calibro 9 o con un 765 ?

Credo sia esattamente la stessa cosa.

Ma all’ombra di San Pietro non sono sciocchi. Sanno bene che la differenza è nulla.

Quindi, escludendo l’ignoranza, qual è la differenza ?

Semplice: non riuscendo a convincere la coscienza della gente con la forza degli argomenti della dottrina, cercano scorciatoie. E’ tipico della Chiesa, laddove incapace a fare il proprio mestiere, ricorrere a mezzucci e aiuti da parte di terzi.

Si fa leva sulla paura.
Si sposta il punto focale dal fatto che l’aborto è considerato un omicidio, al fatto che abortire chirurgicamente spaventa di più le pazienti che quindi scelgono di non abortire NON per non commettere omicidio ma per paura di soffrire.

La vera vittoria della Chiesa sarebbe un paese in cui l’aborto è legale ma non viene scelto dalle donne perché convinte, profondamente, che non si debba fare. Convinte da argomenti dottrinali credibili.

Ma è troppo difficile trovarne (o forse non ci sono proprio ?) e allora vai con i mezzucci.

Se questa è guida spirituale, morale e etica, beh siamo veramente alla frutta.

 


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Di Pietro (del 28/07/2009 @ 18:16:24, in Media e Tv, linkato 1851 volte)

Giacomo CiarrapicoHo scoperto da poco la serie Boris.

Perla baluginante nel grigio panorama asfittico delle produzioni televisive italiane, proprio di queste si fa beffa.

E’ un evidente collage di frammenti di vita vissuta, da chi dietro le quinte ci vive da anni.

Uno sguardo ironico ai meccanismi che regolano e muovono la macchina dello spettacolo di serie c, quello che popola le nostre reti televisive, ormai unica produzione italiana di intrattenimento audiovisivo, ahimè.

Un cast di attori perfetto, caratteristi fantastici, che danno vita a personaggi cinici, falsi, deboli coi forti e forti coi deboli. Cioè personaggi veri, credibili e politically uncorrect come solo la vita vera sa essere.

Autore della serie (anzi delle serie, due già trasmesse, la terza in corso di realizzazione), sceneggiatore e regista di parecchi episodi Giacomo Ciarrapico.

Ciarrapico, Ciarrapico, questo nome non mi è nuovo…

Poi ricordo.

Era una sera del lontano 1998 e mi trovavo a mangiare una pizza con mia moglie in una piccola pizzeria all’angolo tra via del Vignola e via Flaminia a Roma.

Accanto a noi una coppia di ragazzi che discutono con entusiasmo di un film che hanno appena visto.

Dopo un po’ uno dei due si gira verso di noi e ci invita ad andare a vedere un film eccezionale, opera prima di un giovane regista, che loro avevano appena visto. Assolutamente da vedere, da non perdere.

Il film si intitola “Piccole anime” e viene proiettato in una saletta d’essai dalle parti di via dei Gracchi, il Labirinto (ormai chiusa, perché nell’era del Panem et Circenses  c’è spazio solo per i maxi cinema da 50 sale che proiettano tutte 50 minchiate contemporaneamente; non a caso anche il Colosseo era bello grosso).

L’entusiasmo della segnalazione era onestamente sospetto.

Insisti, insisti, alla fine si decidono a gettare la maschera: uno dei due era tale Giacomo Ciarrapico, regista esordiente del film in questione.

Ci andammo a vederlo, e ci piacque pure.

Sono contento di scoprire che, dopo dieci anni, dietro alla cosa più interessante e divertente che produca la tv italiana, ci sia proprio quel Giacomo Ciarrapico, inventore del pizza-marketing.


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Di Pietro (del 23/07/2009 @ 13:09:42, in Fotografia, linkato 959 volte)


Ho visitato la mostra "Scatti di guerra" presso le Scuderie del Quirinale.
Sono i lavori di Tony Vaccaro e Lee Miller fatti durante lo sbarco in Normandia e l'avanzata delle forze alleate in Europa, alla fine della seconda guerra mondiale.
Peccato che, a fronte dello sfarzoso allestimento, si sia lesinato sui vetri che incorniciano le foto: un vetro anti-riflesso avrebbe consentito di vedere le foto.
Le cornici, invece, si vedevano abbastanza bene.
Altro risparmio inspiegabile, le indicazioni su chi fosse l'autore delle foto. Assolutamente non intuitivo, all'inizio, capire che a destra c'erano le foto di Vaccaro e a sinistra quelle della Miller: solo due cartellini formato biglietto da visita, distrattamente incollati su ciascun lato all'inizio della mostra, davano qualche indizio...
Si poteva far meglio, peccato.


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